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Agostino e Teresa: due bambini molto vivaci

È sempre confortante per tutti pensare che coloro che noi consideriamo dei “campioni di spiritualità”, sono stati, a loro tempo, dei bambini vivaci, come tutti gli altri, anzi, a sentir loro, prima di rifulgere per la loro generosa risposta alla volontà di Dio, si sono distinti per la loro disobbedienza a genitori ed educatori. Lungi dal voler istigare i giovani a trasgredire dagli insegnamenti che ricevono, con la prospettiva di raggiungere comunque la santità, desidero condividere con voi una breve riflessione su due bambini molto particolari: Agostino e Teresa.

L’infanzia di Teresa è narrata da Sr. Serafina Frattali, che riferisce quanto aveva appreso dai racconti della stessa Spinelli. La piccola Teresa, intelligente ma anche molto vivace, spinta dall’amore per i giochi infantili arrivò più di una volta a mettere in pericolo la propria incolumità. Durante il carnevale del 1802, ad esempio, fu vittima di un incidente. Insieme ad altre compagne aveva deciso di andare a salutare, la propria insegnante, Sr. Angela Gonfiantini; la madre però oppose un netto rifiuto. Il desiderio di rivedere l’amata maestra era però grande e l’invito delle compagne pressante e allettante: Teresa decise di contravvenire agli ordini materni e di recarsi dall’antica maestra. Sulla via del ritorno però:

“... in un bivio di strada trovandosi la Teresa nel cantone di essa, una carrozza nel voltare, le passò la ruota sul piede, che doveva essergli diviso in due parti. Lo spasimo fu immenso e svenne; ma il grandissimo dispiacere per la Teresa era quello di aver disobbedito alla madre, dalla quale attendeva amari rimproveri. (...) Tali cose essa raccontava alle sue Religiose figlie, in varie circostanze, le chiamava le sue cattivezze puerili ed anco giovanili e conchiudeva sempre: ‘Il mio Dio puniva le mie disubbidienze e caparbietà per farmi emendare, ma io mai mi correggevo’” (S. Frattali, pp. 25-26).

L’episodio riportato e la rilettura che Teresa ne dà a distanza di anni accompagnandola con un giudizio che a noi può sembrare eccessivo, richiamano immediatamente alcuni passi delle Confessioni di S. Agostino. L’accostamento di questi due personaggi, Agostino e Teresa, non è casuale se si pensa che Teresa sceglierà per il suo nascente Istituto la Regola del vescovo d’Ippona e otterrà l’aggregazione  all’Ordine di S. Agostino.

Il primo brano contiene una riflessione di Agostino sui suoi peccati di fanciullo:

“Non scorgevo la voragine d’ignominia in cui mi ero proiettato lontano dai tuoi occhi. (...) Giunsi a dispiacere perfino a quella gente [che mi ammirava] con le innumerevoli menzogne usate per ingannare il pedagogo e i maestri e i genitori, tanto era grande il mio amore per il gioco, la mia passione per gli spettacoli frivoli e la smania di imitare gli attori. (...) E questa sarebbe l’innocenza dei fanciulli?”  (S. Ag., Conf.  I,19,30).

Un altro passo particolarmente significativo è la rilettura che Agostino fa a posteriori del famoso episodio del furto delle pere (Conf., II, 4,9-9,17): arriva a definirlo peggiore di un delitto perché era fine a se stesso e riconosce che su di lui ebbe un’influenza determinante il fatto di averlo compiuto con altri compagni: da solo non avrebbe compiuto un simile gesto.

Come mai queste due persone, che pur si sono sempre dimostrate misericordiose verso il prossimo, sono così intransigenti verso se stesse, tanto più nei confronti di episodi che risalgono alla fanciullezza, tempo nel quale avvenimenti come quelli narrati sono per tutti all’ordine del giorno? I due giudizi espressi da Teresa e Agostino sono quelli di chi, desideroso di conformarsi quanto più possibile alla volontà di Dio, condanna con forza tutto ciò che lo rende dissimile da Lui. Ecco perché alla “voragine d’ignominia” di Agostino fanno eco le “cattivezze puerili” di Teresa. Chi viene folgorato dall’amore di Dio rimpiange soltanto di non averlo incontrato prima: “Tardi t’amai!” esclama Agostino e Teresa non è da meno: “Vedete a che grado rivano le magnificenze di Dio! Ammirate le opere del divino Amore! lo tutta viltà, tutta bruttezza! Fonte di ingratitudine! Trovarmi nel seno della Misericordia! Amata da un Dio! Come ciò può accadere!?”(Lett. 83).

Agostino, nel narrare la propria infanzia, parla anche delle amicizie negative che conducono al male; tuttavia per lui la vita era inconcepibile senza gli amici. L’aspetto essenziale della sua spiritualità è la centralià della comunione. Ugualmente per Teresa i bambini sono persone alle quali si deve il massimo rispetto, sono un dono prezioso da custodire ed educare con cura. Nonstante le esperienze anche pericolose della sua infanzia, Teresa non perse mai la sua vivacità e anche da Fondatrice raccomandava spesso alle sue figlie, e perfino al proprio direttore spirituale, momenti di relax e di santo divertimento.

Il santo è colui che non nasconde il proprio passato ma sa trarne un insegnamento per sé e per gli altri: la misericordia di Dio raggiunge tutti gli uomini e non c’è nessuno che possa disperare di migliorare, con l’aiuto di Dio, anche le proprie inclinazioni naturali. Santi non si nasce, si diventa.


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